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Il soldato fanfarone

Ricomincia con questa stagione teatrale la mia esperienza da storyteller con il Teatro Pubblico Pugliese. Per quanto questo sia ormai il terzo anno sento sempre quell'atmosfera da prima volta; proprio perché a certe emozioni non ti abitui mai rieccomi pronto a rendervi conto degli spettacoli di prosa della mia città, Bari, e, magari quest’anno chissà, anche dei dintorni.

Venticinque anni, dal 212 a.C. al 188 a.C., segnano l'alfa e l'omega del percorso creativo di Tito Maccio Plauto. Idealmente, a far da perno si porrebbe il Miles Gloriosus: una commedia, rappresentata al Teatro Abeliano dalla Compagnia del Sole. Uno spettacolo, o un tour de force, che mette in scena la stessa opera per quattro giorni consecutivi. Uno sforzo ammirevole per un teatro di nicchia. Dietro il quale, però, manovra la corazzata del Teatro Pubblico Pugliese.

Nella scenografia essenziale realizzata da Pino Pipoli, che non lascia nulla al caso, sia quanto a particolari, sia nella visione generale, si muovono i bravissimi ragazzi della Compagnia del Sole: ognuno di essi interpreta un personaggio particolare con la sua identità. Grazie alla loro abilità, riescono a realizzare una rapida sequenza di scene attraverso cui catturano l’attenzione del pubblico che si scioglie spesso in una piacevole, e mai banale, risata. Sempre alto il livello d’azione, quasi senza pause dal primo al quinto atto; attentissime sono le mimiche dei personaggi, grande importanza viene data anche ai costumi da Stefania Cempini, questi sono sì riadattati ai tempi moderni ma, sapientemente, ricalcano l’immaginario dell’antica Roma.

Il fanfarone è Pirgopolinice, un soldato che campa di illusioni e si riempie la bocca di imprese che non gli appartengono e si orna il petto di imprese mai compiute, adora essere idolatrato non sapendo che viene continuamente aggirato dalla sua meretrice, Filocomasio, e dai suoi servi, soprattutto da Palestrione (interpretato mirabilmente e con quasi spontaneità da Flavio Albanese).

E se queste son le premesse la commedia non potrà che essere un piacere per occhi e orecchie che sapranno vedere e sentire, e già, perché in questa rappresentazione sono presenti veri principi di vita. Plauto, astuto personaggio dell’antichità, aveva perso tutte le sue ricchezze nel commercio e da schiavo iniziò a scrivere le sue commedie. Vi inserì piccoli ma fondamentali insegnamenti come l’abilità nel saper trasformare ogni sciocchezza in convinta verità grazie al giusto modo di scegliere le parole oppure, nell’estro di Periplecomeno, insegna come il giusto vivere stia nel mezzo e nei banchetti, come nelle passioni, se si vuole assaporare il vino, sia più saggio non ubriacarsi.

Peccato che, di contro, il finale si riveli duro e non sveli un lieto fine: per il soldato fanfarone non resta che continuare a illudersi d’essere migliore degli altri e aspettare fino a quando non verrà soggiogato da un altro servo geniale.


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