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Un'amicizia contrastante

Nel lontano 1941 a Copenaghen, dove c’era l’occupazione nazista, Werner Heisenberg si recò a casa di Niels Bohr e quell’incontro puzzava di ricatto.

In anni più recenti è comparsa una lettera di Bohr, mai spedita, indirizzata ad Heisenberg, nella quale si racconta di come andò quella conversazione. Heisenberg a capo del programma nucleare militare tedesco, conscio dei passi avanti fatti dagli alleati sulla fissione, chiese aiuto a Bohr, che era mezzo ebreo, al quale offri l’appoggio della Gestapo per la costruzione di una nuova arma per poter vincere la guerra: la bomba atomica, ma questo si appellò al valore etico che aveva la scoperta e rifiutò di lavorare per il regime nazista. Si dubita dell’attendibilità della lettera la quale non fu mai spedita forse perché troppo accusatrice nei confronti di un Heisenberg ossessionato da questi studi e forse interessato a dare una mano all’amico ebreo.

Possiamo, in realtà, solo ipotizzare cosa successe nel giardino di Bohr tra i due; la terza protagonista dello spettacolo, la moglie di Niels, Margrette svolge una funzione narrativa e attraverso flash-back fa rivivere i chiaro scuro di quelle vicende sepolte dal tempo ma che furono essenziali per determinare l’intero mosaico del Novecento, lei racconta che molto tempo fa i due fisici erano stati grandi amici e avevano sempre voluto star insieme, camminare e discutere di fisica quantistica. Si conobbero all’Università, Niels insegnava Fisica e mai nessuno aveva osato contraddirlo nelle sue spiegazioni almeno fino a quando il giovane Werner, assai perspicace, non riuscì facilmente a confutare una delle sue teorie; da lì la stima reciproca e l’amicizia vera, tra due uomini accumunati da una passione nella quale si riconobbero.

Questo fino a quando Werner non venne inserito a capo del programma nucleare tedesco. Era infelice nel vedere la sua Germania ridotta in polvere e cenere, avrebbe voluto far finire quel conflitto logorante.

La guerra in quel periodo era nel pieno del suo svolgimento e le forze si confrontavano apertamente sul campo di battaglia mondiale, i servizi di spionaggio lavoravano senza sosta per riprodurre le innovazioni tecnologiche apportate dall’avversario. Quando si scoprì la potenza dell’uranio 235, come arma di distruzione di massa, scoppiò una rincorsa da parte dei governi a sovvenzionare la ricerca solo per poter produrre ancora più morte e miseria.

Com’è possibile che nell’ambito di una scoperta così importante per l’umanità si celi in realtà lo spettro della più potente arma di distruzione?

Le più grandi menti tedesche nel campo erano scappate negli Stati uniti o rifugiate in Inghilterra: Einstein, Fermi e tanti altri erano fuggiti per le persecuzioni raziali e il capitale umano tedesco era parecchio debilitato, tanto che Heisenberg e i suoi non riuscirono mai ad avere il pallino del gioco, in America invece Roosevelt sovvenzionò il progetto Manhattan che portò, dopo svariati test nucleari, ai disastri di Hiroshima e Nagasaki.

L’incremento delle scoperte nella Fisica nucleare avevano innalzato il genio umano o lo avevano gettano nel baratro di un clima di terrore iniziato alla fine della Guerra Mondiale e non ancora finito? Questo fu il dibattito che tenne banco tra tutti i teorici in materia del secolo lungo.

Queste regole, scoperte negli anni della guerra, sorreggono l’universo e sono sempre esistite, nel silenzio e nel buio cosmico e qualsiasi cosa avvenga su questo piccolo pianeta blu il tempo nell’universo continuerà a scorrere senza sosta dominato da queste fino alla fine.

Il dialogo tra Heisenberg e Bohr sembra essere speculare ai principi dell’interdipendenza e della complementarietà, lo scontro tra due parti dell’atomo che genera il cambiamento della storia modificandone il corso degli eventi.

Grazie per l'attenzione,

Antonio


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