AMLETO + DIE FORTINBRASMASCHINE
- Antonio Santamato
- 9 dic 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Inscenare Shakespeare non è mai facile, chi si cimenta o sa in cosa va in contro, e affronta l’argomento con rispetto e intelligenza, oppure non sa ciò che fa, soprattutto, se il personaggio da interpretare si chiama Amleto… non è il caso di Roberto Latini. L’attore, il regista, lo scenografo in questione, supportato da un grande team, unisce le varie sfaccettature di Amleto componendo, con la tavolozza di colori che regge in mano, un autentico capolavoro. Ti prende portandoti per mano fino alla fine con mai un calo d’intensità, il tutto accompagnato da atmosfere magiche e suoni che trascendono dal periodo elisabettiano e viaggiano sulla linea del tempo contemporanea. Suoni, Musica, che non riempie mai un vuoto, o scavalca l’attore - in grado di essere in simbiosi con la Musica – sempre al centro della scena. Musiche orchestrate, grazie a un attento Gianluca Misiti, che lasciano comunque spazio ai silenzi, lunghi, profondi, che, a volte sono più rumorosi e amplificano le emozioni, permettendoti di sentire il respiro e il battito del cuore. Tra un intervallo e l’altro, le luci spente e il silenzio non lasciano scampo e ti inchiodano alla poltrona rendendoti spettatore attivo, partecipe, in grado di poterti vedere dal palcoscenico.
"Ciò che è morto, non è morto nella storia. Una funzione del dramma è l’evocazione dei morti - il dialogo con i morti non deve interrompersi fino a che non ci consegnano la parte di futuro che è stata sepolta con loro." Heiner Müller
L’accostamento delle musiche trasporta Amleto in un futuro malinconico e privo delle speranze nutrite nel passato, ormai si accorgerà di essere diventato padre di se stesso, si accorgerà di essere la figura che invocava vendetta al proprio figlio. Il passaggio è traumatico e delirante, Roberto Latini qui mostra la sua bravura da attore con una voce cruda, arida, senza emozioni e ricca, comunque, di sentimento. Amleto vive, Amleto muore, Amleto vive e muore, Amleto muore e vive. Amleto siamo noi, eroi al confine fuori dalla vita comune. C’è bisogno di teatro, c’è bisogno d’immaginazione. Torniamo a esserne attratti.
Oramai Amleto è destinato al viaggio nel “paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno.”
Grazie per l'attenzione.
Antonio,
sei, dicembre duemila sedici
Pic by: Fabio Lovino

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